L'oca dalle uova d'oro - Die goldene Gans
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Le foglie


"Ad ogni ritorno dell'autunno gli alberi lasciano cadere le foglie. Sono stanchi, sfiniti, disorientati dalle carezze di bizzarre primavere e torride estati. Hanno sopportato pazienti, temporali, uragani, venti improvvisi e violenti e il sole di luglio che ha brunito le loro chiome di un bel bronzo antico. Ora hanno voglia di riposare, riflettere e apprestarsi al sonno dell' inverno.
In questa fase preparativa devono essere soli, perciò lasciano cadere le foglie sulla terra. Prima però di abbandonarle ai venti dell'autunno le vestono con abiti splendidi , tinti di mille colori, caldi e accesi. E' il loro ultimo regalo di genitori prima che esse si disperdano, ognuna nel proprio ignoto viaggio. Ma alla nascita ogni foglia eredita geneticamente le peculiarità del padre albero, così che, all'avvicendarsi della morte autunnale, si può capire, dal modo in cui le foglie cadono, il carattere di ogni famiglia chiomata.
Per rendersene conto basta andare nei boschi il mese di novembre, sedersi e ascoltare. Il fenomeno incuriosirà l'orecchio di tutti.
...Il larice solitario e malinconico, re dei costoni ripidi, lascia cadere i suoi aghi silenziosamente, al minimo tocco di mano o alito di vento. Gli aghi non volano via ma si depositano ai suoi piedi con brusio di finissima pioggia. Sono riconoscenti verso il genitore e non vogliono morire lontano da lui.
...Il faggio, invece, da incosciente pazzarellone a cui tutto va bene e non si scompone in nessuna situazione, si separa dalle sue chiome così come vive, con allegria e noncuranza. Le manda via ridendo, a sciami interi, leggere e chiassose, fluttuanti nell'abito marrone scuro. Le foglie si sparpagliano dappertutto, senza il minimo rimpianto del luogo natio. Giocano coi venti capricciosi e preferiscono quelli bizzarri e violenti che le portano in ogni dove. Irridono alla morte, le foglie del faggio, e stanno molto unite al momento del distacco..."
Tratto da "Il volo della martora" di M.Corona
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In questa fase preparativa devono essere soli, perciò lasciano cadere le foglie sulla terra. Prima però di abbandonarle ai venti dell'autunno le vestono con abiti splendidi , tinti di mille colori, caldi e accesi. E' il loro ultimo regalo di genitori prima che esse si disperdano, ognuna nel proprio ignoto viaggio. Ma alla nascita ogni foglia eredita geneticamente le peculiarità del padre albero, così che, all'avvicendarsi della morte autunnale, si può capire, dal modo in cui le foglie cadono, il carattere di ogni famiglia chiomata.
Per rendersene conto basta andare nei boschi il mese di novembre, sedersi e ascoltare. Il fenomeno incuriosirà l'orecchio di tutti.
...Il larice solitario e malinconico, re dei costoni ripidi, lascia cadere i suoi aghi silenziosamente, al minimo tocco di mano o alito di vento. Gli aghi non volano via ma si depositano ai suoi piedi con brusio di finissima pioggia. Sono riconoscenti verso il genitore e non vogliono morire lontano da lui.
...Il faggio, invece, da incosciente pazzarellone a cui tutto va bene e non si scompone in nessuna situazione, si separa dalle sue chiome così come vive, con allegria e noncuranza. Le manda via ridendo, a sciami interi, leggere e chiassose, fluttuanti nell'abito marrone scuro. Le foglie si sparpagliano dappertutto, senza il minimo rimpianto del luogo natio. Giocano coi venti capricciosi e preferiscono quelli bizzarri e violenti che le portano in ogni dove. Irridono alla morte, le foglie del faggio, e stanno molto unite al momento del distacco..."
Tratto da "Il volo della martora" di M.Corona
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E' esattamente quello che fai tu, cara Gabriella...regalandoci immagini meravigliose come questo collage.
Mi piace in particolare l'immagine delle foglie cadute che "giocano con il vento e irridono alla morte"
Cosa hanno in comune le parole di Corona e l'occhio fotografico di Gabriella ? Sanno entrambi ascoltare la Natura .....
Un saluto speciale
Fabio
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