a letto con pigi
Come si fa sesso sicuro?
di Pigi Mazzoli
(pubblicato in "Pride", marzo 2004)
Lo scorso mese vi ho illustrato brevemente l'ennesima campagna di prevenzione AIDS, quella del C.I.G. Arcigay di Milano. Che bello poter dire "ennesima" per una campagna di prevenzione, soprattutto per chi viene dal periodo buio degli albori del virus dove il silenzio era l'unica alternativa alla cattiva informazione.
Vi ho riportato anche alcuni brani, soprattutto sulle cose pratiche, quelle che servono quando poi si arriva al letto, quando la mente è occupata da altri ben più piacevoli pensieri e resta lo spazio solo per una meccanica abitudine alla protezione. Non si può pensare in certi momenti, deve essere un'abitudine la prevenzione. Un pilota automatico alla nostra sicurezza che ci lascia tutto il resto a dispozione per il nostro piacere.
Ripetere le regole non basta mai. A volte sembrano difficili perché un poco variano: sono semplificazioni e ognuno fa a modo suo, chi raccomanda di praticare sesso orale col preservativo e chi invece dice solo di evitare lo sperma in bocca. Sono due semplificazioni della stessa regola, una più restrittiva (il preservativo salva anche da tutte le altre, tante, malattie a trasmissione sessuale) e una più semplice (ma con un rischio leggermente più elevato; e sul "leggermente" la parentesi aperta potrebbe durare per pagine perché le variabili, le cause, sono tali e tante e tanto complesse e correlate da richiedere non una pubblicazione ma un intero congresso medico).
Io amo tanto la prima campagna svizzera che diceva niente sperma in bocca e preservativo fin dall'inizio della penetrazione.
Però capisco che a volte questo non basti, dalle vostre lettere comprendo che ad un certo punto serve sapere tutto anche nei dettagli, forse per la paura di non fare abbastanza o di non fare bene. In nostro soccorso è arrivato un esauriente articolo di sei pagine dense di grafici e schemi, su "Shelter" numero 4/03, edita da Mattioli 1885 (www.mattioli1885.com). Col titolo "Terapia antiretrovirale e prevenzione della trasmissione sessuale di HIV", dove G. Liuzzi fa il punto delle conoscenze sulla trasmissione del virus durante tutti i tipi di rapporto sessuale. Con alcune conferme e alcune sorprese.
Semplificando molto ed estrapolando ciò che interessa di più noi gay, una conferma è che in effetti chi si cura è meno infettivo. Di quanto diminuisca il pericolo non è semplice da quantificare, perché il virus nello sperma diminuisce quando diminuisce anche nel sangue, ma non sempre c'è questa relazione diretta, per cui non è detto che a viremia zero (ovvero pochissima, irrilevabile dai test, quantità di virus nel sangue a seguito di una cura efficace) corrisponda una riduzione di infettività dello sperma, ma spesso per fortuna accade.
Altro dato è che il passaggio del virus attraverso le mucosa è aiutato da uno stato di sofferenza della stessa. La mucosa intestinale è una delle più delicate, per cui non solo microabrasioni ma anche solo semplici irritazioni rappresentano una porta spalancata al virus. E siccome anche il glande è una mucosa, non basta evitare l'eiaculazione all'interno, si deve necessariamente indossare il preservativo fin dall'inizio della penetrazione, perché la penetrazione anale non protetta è ancora il modo migliore per infettarsi fra uomini.
Importante è tenere presente, come appena ricordato, che le mucose diventano ancor più permeabili non solo con ferite, ma anche con microabrasioni, invisibili, ma addirittura con la sola irritazione, per cui nei rapporti orali a volte si rischia molto di più senza saperlo, da cui il consiglio di non rischiare e cercare di usare sempre il preservativo (per i palati delicati ci sono quelli ultrasottili e aromatizzati alla frutta).
Vi faccio notare che chi vuole scoparvi o vuole farsi fare una pompa senza preservativo lo fa perché spesso crede di non correre rischi. Egoisticamente se ne sta fregando di passarvi eventualmente qualcosa (come se ne sarà fregato di fare il test per sapere se sta contagiando qualcuno). Smettetela di rischiare anche voi stupidamente e fatevi ripettare. Che lui sia stupido lo dimostra il fatto che non stia considerando che anche lui sta rischiando, seppur meno, di infettarsi con l'HIV ma che il suo rischio per tutte e quante le atre tante malattie è pari al vostro.
Se non si è fatto il test dell'HIV probabilmente non si sarà fatto neppure quello per le epatiti, per la sifilide. E dato che per lui "farlo senza" da trasgressiva ed intensa esperienza è diventato una abitudine, ci saranno tante probabilità in più che si sia infettato con tutto quanto circola in giro fra "chi lo fa senza" e potrebbe passare tutto a voi senza saperlo. Ma non siete incolpevoli né lui né voi. Se vogliamo battere il virus e smentire l'equazione "omosessualità = malattie" dobbiamo essere tutti più responsabili, ne guadagneremo in rispetto sociale.
Col sermone (doveroso) ho finito lo spazio a disposizione. Il prossimo mese vediamo insieme le altre scoperte sulla trasmissione del virus (e non solo di quello).
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