A nudo
Orrore in città.
di Pigi Mazzoli
Pubblicato su "Pride", novembre 2002
Cari amici e amiche di "Pride",
Desidero farvi partecipi di un'ora di autentico terrore, disgusto e raccapriccio a me inflitta dalla mia ignara vicina di casa. Costei, una hostess d'intelligenza adeguata al mestiere, aveva riunito intorno a sè per un dopocena quello che considerava il meglio del frociame medio-(aspirante alto-)borghese: orologi sul polsino, camicie su misura con iniziali sotto il costato, tutto un trillare di telefonini.
La discussione improssivamente prende una piega inattesa: dopo una simpatica conversazione sulla Carrà, uno dei presenti esterna la pena di non poter avere bambini: "Eppure io adoooooro quei pìccoli frugoletti". Io ingenuo: "Mi dispiace che tu sia sterile". "Ma no, è che non posso farli perché sono COSI'. Sarebbe solo egoismo da parte mia". E qui si aprono le fogne, con
negozianti di vestiti, dirigenti e figli-di-papà che fanno a gara nel concordare sul fatto che i bambini abbiano "bisogno di normalità" (evidentemente per loro la normalità è quella dell'on. Mantovano!).
Quando la cortesia mi ha permesso di accomiatarmi, sono tornato a casa stravolto. Vabbè che non tutti i froci possono appartenere al ceto medio riflessivo, vabbè l'influenza malefica della chiesa cattolica, ma questa gente è fuori dal mondo... non immaginavo che il frociume romano potesse ospitare tanta stupidità e mancanza di coscienza. Mi chiedo se la colpa non sia anche di noi gay militanti, che abbiamo perso il polso della situazione, frequentandoci solo tra di noi e abbandonando le checche più sprovvedute alla loro squallida solitudine intellettuale. Quando andremo a "istruire le campagne" (o meglio monti, valli e parchi) cercando di recuperare in quelle poverine un barlume di autocoscienza e stima di sè? In questi momenti, invidio terribilmente le nostre sorelle lesbiche, che la loro coscienza non l'hanno (ancora?) persa.
Con depressione,
dott. Lorenzo (omissis)
Caro Lorenzo, è troppo facile darti ragione. Almeno in parte. Sono d'accordo con te sul fatto che un gay possa procreare e che questo non sia di per sé un danno "originale" per il bambino. Ho visto molti servizi giornalistici su coppie gay con un figlio, nessuna italiana, quasi tutte statunitensi o nordeuropee. La tesi sostenuta dai giornalisti era che sì i due gay o le due lesbiche erano dei buoni genitori, ma che la società non era pronta e questo non accettare appieno creava problemi al bambino. Meglio avere una mamma vedova che due mamme? Certamente, per alcune parti della società sì. Ma noi dobbiamo sempre fare quello che la società, anche quando non ci ama, ci chiede? Non mi pare.
Certamente sarebbe meglio per un figlio avere due genitori colti, agiati economicamente, in buona salute, con un buon rapporto di coppia. Il che non gli eviterebbe di poter crescere stronzo o imbecille, ma perlomeno non sarebbe colpa dei genitori, per lo meno non negli intenti.
Se tutto fosse così ovvio e i meccanismi tanto semplici basterebbe portare via i figli alle madri vedove, alle coppie in lite o a quelle povere, e affidarli ai ricchi, ai docenti universitari...
Tempo fa venne alla ribalta la coppia americana gay che ha adottato un figlio col permesso del tribunale, e si metteva in risalto la loro eccezionale ricchezza (in soldi) e la loro dedizione reciproca (leggi: fedeltà). Per dire che quel figlio pur allevato da due uomini avrebbe avuto molte possibilità di successo. Questo comunque non mitigava il sospetto nei commenti giornalistici che il loro fosse un atto di egoismo. Come se gli etero che adottano figli lo facessero al contrario solo per generosità.
Quanti luoghi comuni, quanto moralismo nei nostri pensieri.
Chi sa leggere tra le righe delle cronache rosa si può accorgere che molti gay velati si sposano, fanno un figlio e poi divorziano. Con un chiaro rapporto con queste donne che accettano di crescerlo in cambio di un bell'appartamento, un congruo assegno di mantenimento, una vita abbastanza libera e un figlio, in parte loro, che avrà un futuro almeno economicamente assicurato. Questi gay in cambio di soldi ne ricavano, oltre ad un figlio, un buon ritorno d'immagine (nel loro gioco a nascondino) ed una baby sitter di lusso.
Io mi sono chiesto se trovandomi nella loro condizione farei lo stesso. Io credo che non lo farei. Credo che fare un figlio sia un progetto fra due persone e finché io e il mio fidanzato non potremo farcelo da soli ci dedicheremo ad altri interessi.
Se potessimo adottarlo? Non mi sembra una domanda a cui poter rispondere, se non in modo teorico, viste la lontananza attuale da una simile possibilità. Se un giorno fosse possibile allora ci potrei pensare seriamente. L'adozione porta con sé svariati problemi, anche nelle coppie etero che hanno sempre dato per scontato che il loro scopo primario fosse la procreazione. Figurarsi noi due, con tutti i problemi che abbiamo, se non fosse che renderei felici i miei genitori, che vorrebbero un nipotino, la cosa non mi riguarderebbe affatto.
Su un punto fondamentale sono d'accordo con te, caro Lorenzo. Sono disgustato dal dovermi sempre difendere e dover sempre dimostrare tutto: che come gay non sono un fedifrago, che come gay potrei essere un buon padre, che come gay non sono un pedofilo, che come gay non sono una donna mancata, che come gay non sono depresso, insultato, mutilato...
Sono stufo di essere gay prima che altro. Che sia questa la molla di quel bisogno di normalità che porta alcuni gay a celarsi, altri a condurre rapporti di coppia faticosi ed innaturali (per loro), ad avere figli o addirittura a reprimersi? Vorrei essere per tutti una persona ed essere gay solo nella camera da letto. Vorrebbe dire che non serve più lottare, che hanno smesso di reprimerci. Non è ancora il momento, dobbiamo essere visibili, sia che viviamo in coppia e vogliamo adottare un bambino, sia che il sesso sfrenato e il piacere sia il nostro cibo e le darkroom e le saune il nostro mondo.
Mia madre è appena tornata da una viaggio organizzato in Turchia. Mostrandomi la foto di gruppo dei partecipanti mi indica due uomini: "Dicevano di essere zio e nipote, e l'hanno bevuta tutti, se non si è dentro a queste cose non si capisce. Ma io ho capito subito. Il nipote era un po' come il tuo Franco, gentile, dolce, educato, era sempre dietro a noi quando si visitavano le rovine...".
Sì, anch'io e Franco a volte vorremmo spacciarci per padre e figlio andando in giro. Senza un motivo particolare. Forse per non stare a spiegare a chi non capisce, a chi non potrà mai capire nulla, arroccato sulle sue posizioni apparentemente aperte. Poi in effetti ci presentiamo sempre come fidanzati, nonostante la differenza di età potrebbe dissimulare la verità. Orgogliosamente diversi.
Ma ora arrivo a dove dissento con te.
Chi sono i gay militanti di cui dici? Siamo noi politicizzati, di solito a sinistra, o lo sono anche quelli che scendono in strada per i gay pride? O sono solo quelli che semplicemente "lo dicono"?
Non credo che le posizioni moraliste siano ad esclusivo appannaggio di chi non è militante. Non credo che ci sia uno scollamento maggiore tra gay militanti e non di quanto non sia invece tra gay e una società fondata sul modello eterosessuale. Il lavoro probabilmente da fare non è chiedere diritti, non condivisi, con una prova di forza, ma creare cultura gay, in modo che con la conoscenza arrivi anche la comprensione delle nostre necessità, aspirazioni, desideri, diritti.
Che non sono aspirazioni univoche: noi siamo tutti diversi, militanti e non, cittadini e campagnoli, discotecari e coppiette da bucato del sabato. Se non iniziamo a capirci, ma veramente, sinceramente, fra di noi, se non iniziamo ad essere tolleranti anche verso le nostre piccole intolleranze, diversità, come possiamo farci capire veramente dall'altra parte del mondo?
Anch'io nei tuoi panni mi sarei irritato. Il punto credo sia su come far capire ai tuoi compagni di dopocena che tu potresti essere un buon padre, se pensi questo. Ma accettare che loro siano diversi. La vera democrazia non accetta di essere imposta, neppure da un monarca illuminato. Mi sembra tutto molto triste, poco "ideale". Ma non credo che esistano scappatoie semplici nel progresso. C'è molto da fare, c'è molto da soffrire, delusioni, dubbi. Chi ne ha i mezzi si faccia avanti anche per gli altri, non si devono sprecare le capacità individuali.
Ma nei momenti di sconforto scrivici ancora che cercheremo di consolarci a vicenda e rimetterci a lavorare con buona volontà per quello che noi pensiamo sia una società migliore per tutti.
Ma poi forse ringraziamo i tuoi compagni di dopocena che ci hanno svegliato un po' dal torpore che ci faceva credere che tutto fosse già conquistato.
Box:
Approfitto di questo spazio dedicato dedicato alle diversità per parlarvi di un'altra diversità molto specifica, non solo fisica, e molto apprezzata. Gli orsi.
Ecco fresco di stampa un calendario fotografico per il 2003 dal nome "Cibo per orsi". I modelli non sono né i soliti spogliarellisti né dei porno modelli gay. Sono ragazzi e uomini italiani più o meno sovrappeso che per gioco, e un po' per vanità, si sono prestati a posare per Gianorso, un fotografo romano famoso nel genere bear. L'entusiastico progetto era nell'aria da anni, ma lo sforzo necessario a dei non professionisti per la ralizzazione aveva sempre fatto rimandare l'uscita. A realizzarlo, raccogliendo amici che si sono conosciuti sulle chat per orsi e che mai avevano posato, sono stati l'E.U.RO. (Epicentro ursino romano, attivo soprattutto nell'organizzazione di feste a tema ursino a Roma) e SBQR.COM (che mette tra l'altro in rete una grande quantità di informazioni sul mondo bear). Ribatto su concetto "italiani" perché c'è un abisso tra il nostro mondo bear e quello d'oltreoceano, dove impazzano invece modelli professionali che più assomigliano a cloni di uno stesso boscaiolo canadese. Un salto in più: questi sono rappresentati nell'atto di mangiare il loro piatto preferito, a sottolineare un rapporto tra sesso e cibo che negli orsi è tutto conscio ed erotico. Per averlo basta cercarlo alla libreria Babele di Roma, alla libreria Mercurio di Napoli ed da Altroquando a Palermo, oppure si acquista on line al sito www.sbqr.com/2003calendar dove è possibile anche godere di un piccolo anticipo dell'aspetto dei coraggiosi modelli.
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