Figurino degli anni '20 del XIX secolo. Rimarchevole il complesso incrocio di tagli sulla schiena: le spalle dei quarti laterali scendono, in effetti, sino alle scapole per poi congiungersi coi quarti anteriori (cosa che evita la cucitura sulla spalla naturale, giudicata brutta), una complessità di tecnica che dava vita ad una giacca perfettamente aderente al corpo e, allo stesso tempo, comoda. I pantaloni erano spesso fatti di un pezzo soltanto per gamba, con cucitura all'interno (per le stesse ragioni della spalla: una cucitura era giudicata brutta a vedersi). Oppure, come in questo caso, di ben quattro pezzi per gamba, cosa che permette al pantalone di seguire perfettamente la linea naturale di cosce, ginocchi e polpacci... e non solo. Le signorine di buona famiglia dovevano arrossire parecchio al passaggio di uno di questi giovanotti.
Un patron da capospalla del 1820 circa. Vittoria Debuzzaccarini, nel suo libro "La giacca da uomo" (Zanfi editore) fa notare che le sagome di quest'epoca denunciano un certo squilibrio tra le diverse componenti dell'abito. Io non ne sono convinto.
Lo stesso gioco intricato dei quarti posteriori lo notiamo in questa giacca d'epoca 1830-1835 circa. Siamo già alla fine del nostro percorso, e questa giacca dimostra come le linee della siluette maschile si siano rifinite e "ripulite" rispetto al gusto "stropicciato" d'inizio secolo. La sciancratura alla vita è evidentissima, i volumi son solidi e lisci, scarse o assenti i plissè alle maniche e alle falde. La manica, che qui vediamo meglio rispetto a dei semplici disegni, è tagliata curva, per dar modo al gomito di piegarsi senza spiegazzare la manica stessa. Artificio già in uso fin dal 1670, che perdurerà sino alla fine del XIX secolo. Non ci si fidi del color verde chiaro: i colori scuri dei tessuti d'epoca tendono a schiarirsi moltissimo col tempo (e con la luce lunare, a quanto pare), fino a far tramutare gli originali neri e blu in fascinosi verdi brillanti.
Qui sotto, dei figurini di moda degli anni 1830-1835. Il gusto è cambiato, sia in fatto di donne, che di mobilio, che di abbigliamento. L'uomo degli anni '30 preferisce il colore, sulle cravatte e sui panciotti. Non lesina i quadri scozzesi sui pantaloni, molto meno attillati, e soprattutto preferisce la cravatta nera! Brummell fu costretto ad usarla quando, rifugiato in Francia e povero in canna, non poteva permettersi la lavanderia. Il Conte Alfred d'Orsay, storico "nemico" del Beau, elegantone e dandy della Londra post-brummelliana, inalberò la cravatta di satin nero come suo marchio di riconoscimento, e da qui la sua fortuna futura.
Non posso evitare un'ultimo appunto, di carattere lezioso, da com'è evidente nell'ultima immagine qua sotto. Chi tra i lettori fosse interessato alle mille e più maniere di annodare la cravatta 1800-1830 consulti questo manuale originale (in inglese), e buona fortuna coi tentativi!
http://books.google.com/books?vid=OCLC1952...s_brr=1#PPR3,M1
Pubblicato originariamente su http://costume.altervista.org/forum/

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