...."Una sera, andai al cimitero di Lipsia per cercare il luogo di pace d’un Grande: cercai per molte ore a destra e a sinistra, non trovai nessun “J. S. Bach” e quando interrogai su ciò l’interratore, egli scrollò il capo per l’oscurità del nome e disse: "Di Bach ve ne son molti!". Sulla via del ritorno mi dissi: come il caso qui opera poeticamente! Affinché noi non pensiamo alla polvere fugace, affinché nessun’immagine della morte comune ci sorgesse innanzi, il caso ha sparso la cenere al vento, e così non voglio più pensare a Bach in altro modo che seduto all’organo, dritto nel suo abito più elegante: e mentre sotto le dita freme lo strumento i fedeli guardano devotamente in su e forse gli angeli guardano in giù. - Al suo posto, o Felix Meritis, uomo dall’anima alta come la fronte, suonasti uno dei suoi corali variato, quello colle parole: “Fatti bella, anima mia”; intorno al canto fermo sono inserte corone di foglie dorate e vi è versata una tale beatitudine che tu stesso mi confessasti: "Se la vita t’ha presa la speranza e la fede, questo solo corale ti ridonerebbe tutto". Su ciò tacqui e tornai di nuovo, quasi macchinalmente, al cimitero e colà sentii un dolore pungente, perché io non poteva deporre sulla sua tomba nemmeno un fiore, così i leipzighesi del 1750 caddero dalla mia stima." ....