Mendelssohn, in Italia “come in paradiso”
Il viaggio italiano del musicista, alla ricerca della sua ispirazione e del suo stile. A Venezia, Firenze, Roma, Napoli e Milano le emozioni dell’arte e gli incontri importanti
Mendelssohn, ritratto, 1821
Nel 1830, Felix Mendelssohn-Bartholdy, compositore, pianista e direttore d’orchestra, discendente da Moses Mendelsohnn, il filosofo illuminista, si reca nel Bel Paese su consiglio dell’a mico scrittore Johann Wolfgang Goethe. A cinquanta anni, dunque, dal soggiorno italiano dello scrittore, il musicista, nell’aderire alla moda diffusa tra i giovani altolocati del viaggio di formazione, asseconda il modello e l’itinerario emotivo e spirituale che «il sole di Weimar», come lo definiva il musicista, aveva lanciato. Si avvia, così, verso le mete eterne dell’arte, passando da Monaco a Salisburgo, fino Linz, Vienna, Presburgo e Graz, portando anche lui con sé un taccuino su cui annotare schizzi e disegni del paesaggio, per descrivere, invece, le impressioni del viaggio in una copiosa corrispondenza, raccolta nella versione italiana nel volume Felix Mendelssohn Bartholdy, Lettere dall’Italia (La Torre d’Avorio, Fogola, Torino, 1983).
L’arrivo a Venezia avviene il 9 ottobre, segue Firenze, quindi Roma, dove Mendelssohn conosce il collezionista di musica Fortunato Santini, nonché il direttore del coro pontificio e studioso di Palestrina Giuseppe Baini, Hector Berlioz, lo scultore Bertel Thorvaldsen e il pittore e scultore Wilhelm Schadow. Nell’aprile del 1831, accompagnato da quest’ultimo, visita Napoli e Pompei, che destano in lui un piacevole stupore. Sul finire di giugno, il viaggio prosegue, passando per Firenze e Genova, per arrivare a Milano.
Il ritorno in Germania, attraverso la Svizzera, avviene con la sensazione di aver raggiunto una pienezza estetica, per l’incredibile bellezza del patrimonio del Bel Paese, e al contempo un’i mmagine mite della dolcezza del clima e della cordialità dei suoi abitanti. Tra le opere realizzate in Italia, ricordiamo il primo quaderno dei pianistici Lieder ohne Worte (Romanze senza parole) e in parte la Sinfonia italiana, completata nel 1833. Quest’ultima è la composizione sinfonica più popolare di Mendelssohn, in cui egli affermava di aver concentrato, come riportano Karl- Heinz Köhler e Eveline Bartlitz, «una grande varietà di impressioni, non soltanto quelle suscitate dall’a rte e dalla natura, ma anche quelle provenienti dall’ambito dell’esperienza personale e dei contatti con la vitalità degli italiani».
Ultimo aggiornamento 29 aprile 2009
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